Claudio Costa

About

Claudio Costa nasce nasce a Tirana (Albania) nel 1942. Cresciuto in Liguria, a Chiavari, nel 1960 si trasferisce a Milano dove studia architettura al Politecnico. A Parigi nel 1964, grazie ad una borsa di studio vinta con i suoi lavori calcografici, conosce Marcel Duchamp.
Esordisce nei primi anni sessanta con disegni e dipinti tra informale e Pop Art per approdare nel ’68, ad una ricerca tra arte povera e concettuale. Nel 1969 ottiene la sua prima personale alla Galleria La Bertesca di Genova. I suoi viaggi in Africa e Nuova Zelanda lo fanno interessare al lavoro su culture primitive. La ricerca sull’uomo e le sue radici si trasferisce ben presto dall’individuo alla specie dando vita alla cosiddetta fase antropologica della sua opera che si rivolge al passato remoto della preistoria e alla ricostruzione in calco degli utensili e delle sembianze stesse dell’uomo. Nel 1975 assieme a Aurelio Caminati organizza il Museo di Antropologia attiva di Montegrifo. Si tratta di una abitazione dove recupera, cataloga utilizzando i linguaggi dei luoghi e esponendo tutti quegli oggetti che servono a ricostruire la memoria individuale e collettiva. Negli anni ottanta inizia la cosiddetta fase alchemica caratterizzata da una figurazione visionaria e surreale e da un ritorno alla pittura e al colore (sono gli anni della Transavanguardia). Nel 1986 espone alla Biennale di Venezia con l’opera intitolata Diva Bottiglia nella sezione “Arte e Alchimia” curata da Arturo Schwarz.


Sempre dalla metà degli anni ’80 lavora in un grande atelier a Genova Quarto nell’ex- ospedale psichiatrico dove le sue ricerche non gli impediscono di interagire con i degenti come arte-terapeuta. La sua intuizione lo porta a fondare nel 1988  l’Istituto per le Materie e Forme Inconsapevoli che diventerà il Museo Attivo delle Forme Inconsapevoli, uno spazio in cui le opere degli artisti professionali e quelle dei pazienti non hanno barriere. Muore prematuramente a Genova nel 1995.
La presenza alle grandi rassegne degli Anni Settanta, come Documenta di Kassel, pongono in luce il ruolo di Costa come riferimento degli artisti dell’epoca (Arte Antropologica). In particolare Claudio Costa lavora sulle tracce della presenza umana, riaffioranti dalla preistoria e giunte fino a noi in forma di reperti culturali. In relazione ad essi l’artista genovese innesta i processi della memoria, della frantumazione del linguaggio, in una ricerca che va letta in relazione ai ready made, all’arte povera italiana, all’arte concettuale americana, senza tralasciare una riflessione originaria rivolta al clima esistenziale dell’Espressionismo astratto internazionale. 

Scultura Volume, assemblaggio
72 x 52 cm

#CLAUDIOCOSTA

Scultura Volume, assemblaggio
72 x 52 cm
Scultura Volume, assemblaggio
72 x 52 cm